Quattroruote Ottobre 2018

NUOVI MODELLI COMMERCIALI PER SUPERARE L'ANTICO CONCETTO DI PROPRIETÀ Quando Dieter Zetsche, gran capo del gruppo Daimler (nonché, a suo tempo, responsabile del proconsolato germanico in Chrysler), disse – e stiamo parlando di circa dieci anni fa – che i costruttori dovevano affrontare la transizione da "semplici" entità industriali in fornitori di mobilità integrata, grande fu lo scetticismo di colleghi e addetti ai lavori. Temerario, dissero gl'increduli, mettere in discussione un'architettura aziendale efficace per oltre un secolo, la diffidenza amplificata dal fatto che l'annunciato azzardo arrivava dal marchio che l'automobile l'ha inventata. Due lustri dopo, la profezia del baffuto ceo sembra avverarsi. Sempre più Case, infatti, si avventurano in iniziative che guardano oltre le tradizionali formule, cercando di anticipare trend ancora embrionali o di creare inediti bisogni nel consumatore. E così…

Quanti sono i ponti e i viadotti in Italia? E quanti di questi sono degradati al punto da costituire un potenziale rischio per chi li percorre? Ancora: chi ne cura la manutenzione, secondo quali programmi, investendo quante delle proprie risorse? Se pensate che un Paese teoricamente avanzato come il nostro sia in grado di dare risposte adeguate a domande elementari come queste, vi sbagliate. C'è voluta la tragedia del Ponte Morandi di Genova per prendere coscienza della realtà; per farci capire, cioè, che a livello centrale non c'è la minima idea di quali infastrutture disponga la nazione e in quali condizioni le mantenga. Quindi, figuriamoci se qualcuno è in grado d'ipotizzare piani di manutenzione e consolidamento di quelle che, in realtà, dovrebbero essere un patrimonio nazionale prezioso, da tutelare. ELENCO URGENTE Così,…

Le Province lombarde e la Città metropoltana di Milano hanno presentato al governo liste corpose d'infrastrutture bisognose d'importanti lavori di manutenzione. I numeri sono considerevoli: stiamo parlando di circa 10 mila ponti e viadotti nel territorio regionale. A metà settembre è stato chiuso il Ponte San Michele (stradale e ferroviario, risalente al 1887), tra Paderno d'Adda e Calusco, lungo la direttrice che collega Bergamo e Lecco. Forti i disagi, che dureranno un paio d'anni, la durata prevista per i lavori, dal costo di 21 milioni di euro. Critica è anche la situazione del Pavese, dove si trovano sei ponti sul Po, per i quali sono stati già lanciati numerosi allarmi. E preoccupazione destano gli attraversamenti del grande fiume anche nei territori di Cremona e Mantova, cui fanno capo 32 strutture…

Soltanto Torino deve investire 70 milioni di euro per mettere in sicurezza le proprie strutture più deteriorate, dal sottopasso del Lingotto (costo: 10 milioni) alla passerella pedonale di corso Unità d'Italia (ora chiusa), dal cavalcavia di corso Bramante al Ponte Rossini sulla Dora, solo per citare alcuni esempi. A questo si aggiunge una quarantina tra ponti e viadotti bisognosi di cure nel Novarese (tra i quali quello di Oleggio, collegamento tra Lombardia e Piemonte) e le centinaia di situazioni critiche segnalate dalla Provincia di Cuneo e da una parte dei Comuni di quel territorio. La Provincia detta "Granda" per la sua estensione gestisce oltre 3.200 km di strade con più di 1.200 manufatti, 213 dei quali necessitano interventi, per una spesa stimata in 240 milioni di euro. STIMA DEI COSTI 310…

Colpita al cuore dal crollo del Ponte Morandi, che l'ha messa letteralmente in ginocchio, Genova ora s'interroga anche sui pericoli che corrono le altre infrastrutture del proprio territorio, scoprendo che riguardano almeno 23 dei quasi mille ponti e viadotti di competenza della Città metropolitana. A questi si aggiungono 14 strutture segnalate dai Municipi di Ponente e di Levante. Alcune situazioni sono state definite urgenti: è il caso del Ponte don Acciai (nella foto sopra), che collega le zone denominate Lagaccio e Oregina, sul quale occorrerà investire quasi due milioni di euro. Poi ci sono, tra gli altri, il Ponte Feritore, in Val Bisagno, quelli di corso Europa (della s.s. 1 Aurelia) e via Tanini sul torrente Sturla e il cavalcavia sul Cerusa. L'ex Provincia ha stanziato 80 mila euro soltanto…

Troppo allarmismo, sul tema del degrado delle infrastrutture? A giudicare dagli eventi, non si direbbe: l'eventualità di cedimenti è tutt'altro che improbabile, a riprova della necessità di un vero "piano Marshall" per la manutenzione. Ecco una sintesi di quanto accaduto nell'ultimo decennio, prima della tragedia genovese. 30 APRILE 2009 Piacenza Per la piena del fiume, crolla una campata del ponte sul Po tra Piacenza e San Rocco, che collega Emilia e Lombardia; i feriti sono tre. Il 18 dicembre 2010 il ponte, ristrutturato, viene riaperto al traffico. 2 FEBBRAIO 2013 Ribera (AG) Cede una campata del Ponte Verdura, sulla s.s. 115 tra Agrigento e Sciacca, che aveva dato segnali d'allarme: i tecnici dell'Anas, presenti sul posto, si salvano. Un nuovo ponte è aperto il 10 marzo 2017. 22 OTTOBRE 2013 Carasco (GE) Nel crollo del ponte sul torrente Sturla,…