Quattroruote Ottobre 2017

“UN GIORNALE PIÙ ATTUALE, PIÙ COMPLETO, PIÙ VICINO ALLE ESIGENZE DEI LETTORI” Lo stesso giorno di settembre – l'11 – nel mondo dell'auto sono accadute due cose. Sulla pista Volkswagen di Ehra-Lessien, Juan Pablo Montoya ha portato una Bugatti Chiron a toccare i 400 all'ora in 32,6 secondi, per poi farla fermare dopo altri 10. Nello stesso momento, negli Stati Uniti, la Tesla – da remoto – aumentava di 50 km l'autonomia delle Model S versione 75 kWh (ovvero le prime messe in commercio), modificando on the air la stringa della centralina che amministra la potenza, e quindi i consumi, del motore elettrico. Motivo, l'imminente arrivo dell'uragano Irma sulla costa orientale degli Stati Uniti: così facendo, infatti, Elon Musk concedeva (gratuitamente) maggiore libertà di spostamento ai propri clienti della Florida, per…

Trasporto integrato terra-aria. Mobilità verticale. Taxi volanti. Chiamatela come volete, sorridete quanto basta, ma fatevene una ragione: questa faccenda delle macchine che sfrecciano alte tra i palazzi delle città si sta facendo seria. Ad affiancare la Toyota (progetto Skydrive) e la Volkswagen (Pop.Up, vedere Quattroruote di giugno), ora arriva la Daimler. La Casa che l'automobile l'ha inventata ha appena deliberato un investimento importante: 25 milioni di euro, seppur in compartecipazione, tra gli altri, con il tecnomagnate berlinese Lukasz Gadowski e la Intel. Destinataria dell'iniezione di soldi e fiducia è la Volocopter, non più giovanissima startup tedesca che già nel 2011 affilava armi e competenze nel volo verticale. L'anno scorso ha poi ottenuto le prime approvazioni dagli enti preposti alla sicurezza del traffico aereo, indispensabili per poter pensare di passare in…

Settanta marchi, uno più uno meno, per mano di 35 costruttori. Per quanto avviata sulla via del consolidamento (soltanto pochi anni fa di loghi se ne contavano più di cento), l'industria automobilistica cinese fa tuttora segnare numeri spropositati, pur tenendo conto dei volumi kolossal assicurati da un mercato interno ormai prossimo alla soglia dei 30 milioni di veicoli l'anno. Ma mentre i primi cinque costruttori (Saic, Dongfeng, Baic, Faw, Chang'an) badano esclusivamente (e giustamente) alle vendite di casa, fra i più "piccoli" c'è chi prova a riaffacciarsi in Occidente. Qualcuno ricorderà come finì la prima volta, una decina d'anni fa: fra crash test miseramente falliti e motori che di rientrare nei limiti sulle emissioni non ne volevano sapere, Brilliance & Co. furono costrette a ridiscendere in disordine quella Via della seta…

Persino il Qatar, l’emirato dei petrodollari, ha iniziato a investire nell’energia pulita: quella dei quadricipiti femorali di Neymar jr. Sarà pure un’iperbole, ma l’idea che si possa dare un calcio (o un calcetto) ai combustibili fossili non è più così folle come sembrava appena qualche anno fa. È questione di tempo, certo. Ma il tempo è denaro. Ne sanno qualcosa anche le case automobilistiche, impegnate in un complicato cambio di modulo verso la mobilità a elettroni e la sostenibilità ambientale. Progetti, piani di sviluppo e relativi annunci o proclami si rincorrono di settimana in settimana. Però non basta. Ed è per questo che la lobby dei costruttori europei, che curiosamente si chiama Acea come la multiutility del Comune di Roma, è entrata in tackle sul tema dell’elettrico. Al recente vernissage…

Se un punto decimale di Pil aggiunto alle stime del governo fa quasi gridare al miracolo, mancano le parole per dare conto della crescita dell'industria dell'auto degli ultimi tempi. Perché, nel primo semestre di quest'anno, la produzione di tutto quanto è collegato al trasporto su gomma è infatti cresciuta quasi quattro volte più dell'industria italiana nel suo complesso (costruzioni escluse): +2,2% quest'ultima, +8,3 il settore automotive. Un incremento peraltro confermato dai dati di luglio, che attestano all'8,3% l'aumento tendenziale anno su anno. Un risultato che corona, migliorandolo, quanto ottenuto nel 2016, che ha chiuso a +7% rispetto al 2015, annus mirabilis con il suo +24%, anche se in quel caso il paragone era con l'ancora disastroso 2014. OLTRE METÀ ALL'ESTERO Più del 50% delle 410 mila vetture prodotte da gennaio a giugno…

QUANDO Primi tentativi sulla Citroën SM del 1970. Di serie sulle Cadillac del 1996. Le ammiraglie italiane lo adottano un paio d'anni dopo, le altre dal 2000 in poi. DOVE Per non disturbare la visibilità, il modulo, delle dimensioni di un piccolo orologio da polso, guarda verso il parabrezza dalla staffa del retrovisore interno. PERCHÉ Attivando i tergicristalli e regolandone il funzionamento secondo l'intensità delle precipitazioni, riduce le distrazioni per il guidatore. QUANTO Non ancora disponibile sulle citycar, è di serie già sulle versioni più ricche delle piccole. Come optional è offerto in pacchetti dai 200 euro in su. IN CHE MODO Il sensore di pioggia funziona con i raggi infrarossi, quelli utilizzati anche dai telecomandi dei televisori e dalle telecamere per la sorveglianza notturna. Il raggio è emesso da un Led che, dall'abitacolo, lo indirizza verso il parabrezza…