ATLETICA MENTE
Non ho mai dimenticato quella misura: 3,36. Mamma mi guardava dalle tribune dello stadio Cibali di Catania e io undicenne presi emozionato la rincorsa per il salto in lungo che segnò, appunto, tre metri e trentasei centimetri. Ricordo un’altra misura, stavolta del salto in alto e di qualche anno dopo: 1,54. Ricordo bene anche l’impegno che ci misi a battere il mio diretto concorrente, un ragazzino inglese del Mayfield College che frequentavo quell’estate nel Sussex. Allora saltavo ancora a sforbiciata e con lui fu una sfida centimetro per centimetro. Unico rammarico: quella volta a incitare c’erano i suoi genitori, non i miei, cosicché lui avrebbe voluto vincere anche per loro e pianse del suo secondo posto. A mente fredda mi sono detto che avrei dovuto lasciarlo vincere, ma durante la…