Freedom - Oltre il confine Gennaio 2023

Bentrovati! Innanzitutto buon anno a tutti! Questo 2023 speriamo faccia onore alla tradizione romana, che fin dai tempi di Giulio Cesare considerava il 23 un numero fortunato, e non invece a quella napoletana, la cui smorfia associa allo stesso numero la figura del matto! Scaramanzia a parte, auguriamoci dodici mesi di buona sorte e occasioni positive, di nuove scoperte e progressi nel campo della medicina e della scienza. Che gli uomini riprendano il controllo della loro vita e rifiutino la guerra e i conflitti di ogni tipo, che aumentino la cooperazione e l’attenzione per l’ambiente. So che a molti a questo punto potrebbe venire in mente la tipica frase delle Miss nei concorsi di bellezza: «Vorrei la pace nel mondo!». Ma è vero, è proprio quello che ci vuole adesso, dopo…

La chiamano Lunar Economy e per farla partire occorrerà realizzare sul nostro satellite nuove infrastrutture sia a scopo istituzionale che commerciale. E l’Italia sarà in prima fila nella realizzazione di tutti quei servizi indispensabili per le future missioni sulla Luna, come le reti di comunicazione e navigazione, nell’ambito del progetto Moonlight dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. Nella fase iniziale, quella attuale, si tratta di capire come utilizzare sulla Luna i servizi satellitari di comunicazione e navigazione che usiamo normalmente sulla Terra, per poi sviluppare la rete di infrastrutture terrestri e spaziali necessaria per la realizzazione di basi lunari, stazioni orbitali e per gli spostamenti sulla superficie lunare con rover e lander.…

Secondo uno studio compiuto dal Museo di Storia Naturale di Londra con la partecipazione dell’Università di Bologna e del centro internazionale di ricerca Elettra Sincrotrone di Trieste e pubblicato sulla rivista Geology, sulla Terra la vita era già presente 3,48 miliardi di anni fa. È stato possibile stabilirlo anche grazie alle analisi compiute con tecniche all’avanguardia su antichissimi fossili rinvenuti a Pilbara, località dell’Australia occidentale. In particolare sono state studiate delle stromatoliti (nella foto), che sono strutture prodotte dall’azione di microrganismi fotosintetici: studiarle non è semplice, anche perché si tratta di fossili antichissimi, che hanno subito gli effetti del passaggio di miliardi di anni. Questa scoperta è importante anche per laricerca di forme di vita su Marte, perché alcune rocce del pianeta rosso sembrano essere del tutto simili a quelle…

Risale al 2010 una sequenza di immagini, tre per la precisione, scattate dal telescopio spaziale Hubble dell’Agenzia Spaziale Europea e della Nasa, che solo recentemente sono state notate, tra le migliaia di immagini inviate a Terra e archiviate nei data base, da un gruppo di ricercatori guidati dall’Università del Minnesota. Si tratta di fotografie uniche, nelle quali è stato casualmente immortalato il momento dell’esplosione di una supernova: per la precisione di una delle più antiche e distanti mai osservate, con un’età di 11,5 miliardi di anni luce. Nel 2010 la supernova si trovava dietro l’ammasso di galassie Abell 370 (nella foto), che Hubble stava osservando: la prima foto è stata scattata appena sei ore dall’inizio del collasso della stella, mentre le altre due sono state scattate 10 e 30 giorni…

A 36 anni dall’esplosione dello Space Shuttle Challenger avvenuta nel 1986 dopo il lancio, sono stati ritrovati alcuni frammenti della navetta al largo della Florida. Si tratta di una sezione del rivestimento termico dello Shuttle, lunga circa 8 metri, scoperta per caso da una troupe che era alla ricerca dei resti di un aereo disperso nella zona nel 1945, nel corso delle riprese subacquee di un documentario per History Channel sui misteri del Triangolo delle Bermuda. La tragedia si verificò a 73 secondi dal lancio e fu causata dall’esplosione del razzo vettore dovuta al malfunzionamento di una guarnizione di uno dei booster laterali: tutti i membri dell’equipaggio, composto da 6 astronauti della Nasa e da una insegnante, che andava nello spazio nell’ambito di un programma di divulgazione con le scuole,…

Un nuovo studio dell’Università Tecnica della Danimarca, pubblicato sulla rivista Nature, rivela che i ghiacci della Groenlandia si stanno sciogliendo sei volte più velocemente di quanto previsto, soprattutto nell’area nord-orientale dell’isola, una delle zone più remote e ostili del pianeta che costituisce il cosiddetto deserto artico. Lo studio, effettuato combinando i dati ottenuti dai satelliti e da una rete di stazioni Gps posizionate fino a 200 chilometri nell’entroterra, rivela che le precipitazioni annuali in alcuni punti sono di appena 25 millimetri, quantità non sufficiente per il mantenimento della calotta glaciale. Il fenomeno è iniziato nel 2012 quando la parte di ghiacciaio che si estendeva sul mare è collassata. Di questo passo entro il 2100 il livello globale dei mari aumenterà di circa 14 millimetri, un dato che può sembrare insignificante…