Focus Extra Estate 2016 - No. 71

Corpi per aria. Che volano, rotolano, si accartocciano, si piegano, si distendono... Corpi strapazzati, rilassati, piegati. Noi siamo, e saremo, quello che facciamo al nostro corpo. Se lo amiamo, lo odiamo, lo curiamo, lo trascuriamo. Da sempre, il nostro corpo racconta tutto di noi. Chi eravamo, chi siamo ora e chi saremo domani. Come l’evoluzione ci ha cambiati nei millenni, come le mode ci hanno influenzati, come la medicina e la scienza ci hanno aiutato per guarirlo e migliorarlo. Una macchina meravigliosa che non finiremo mai di scoprire. Buona lettura…

“Il corpo è la nostra casa. Di più: è la “scatola” che racchiude tutta la nostra individualità. Sì perché, dicono gli scienziati, il cervello non potrebbe nemmeno pensare se non avesse il corpo. Tutto ciò che conosciamo, gli altri e il mondo che ci circonda, ha un senso proprio perché possiamo toccarlo con le dita, annusarlo con il naso, ascoltarlo con le orecchie e naturalmente vederlo con gli occhi. Basterebbe questo per sottolineare l’importanza di quella sagoma che ogni mattina ci rimanda il nostro specchio. Ma soprattutto, il corpo e le sue straordinarie capacità ci hanno resi umani, permettendoci di manipolare oggetti e di comunicare con la voce. Eppure, la nostra biologia è in parte un mistero: siamo ancora lontani da svelare il significato delle migliaia di geni racchiusi nel…

È ormai da un secolo che si parla, in più o meno tutte le discipline (dalla filosofia, alla chirurgia, alla cibernetica), di “superamento del corpo”, di “post-umano”, di come insomma l’essere umano stia diventando sempre più qualcosa che va oltre la sua semplice “prigione di carne”. Stefano Moriggi, filosofo della scienza che studia le relazioni sociali e il rapporto che esiste tra evoluzione tecnologica ed evoluzione culturale, ha dedicato buona parte della sua carriera a interrogarsi proprio su questo tema: in un’epoca di realtà virtuale, avatar digitali e arti modificati ciberneticamente, che cosa ne sarà del nostro corpo, e dunque di noi? La nostra chiacchierata comincia con una nota apparentemente frivola… C’è un vecchio disco di Elio e le storie tese che si intitola Esco dal mio corpo…

Senza il corpo non potremmo capire dove ci troviamo. Né avere un’idea precisa dello spazio intorno Siamo ciò che siamo perché abbiamo un corpo. Essere in carne ed ossa è fondamentale non solo per toccare, afferrare, andare in bicicletta ecc... È indispensabile per conoscere ciò che ci sta intorno e per imparare. Il corpo, insomma, non è soltanto la nostra finestra sul mondo, lo strumento che ci mette in contatto, attraverso i sensi, con la realtà. Ma è esso stesso una parte essenziale della nostra mente. UN ORGANO PSICHICO. «Si può dire che il corpo intero sia “un organo psichico”. E non solo perché contiene moltissimo tessuto nervoso (basta pensare a quanto è innervato l’intestino), ma anche perché, a ben vedere, tutte le funzioni mentali complesse sono connesse con il…

Da Barack Obama a Bill Gates, da Sigmund Freud a Leonardo da Vinci: 10 persone su 100 (una percentuale che si mantiene stabile in tutte le culture e in tutte le epoche) tendono a usare la parte sinistra del corpo per compiere i gesti automatici volontari, come aprire le porte o portare il cibo alla bocca. Una minoranza che, come tutte le minoranze, è soggetta a pregiudizi, come si deduce da alcune espressioni linguistiche: un tiro mancino è un comportamento sleale, uno sguardo sinistro è torvo, e il “sinistro” è anche un incidente. DA COSA DIPENDE. Resta il fatto che nei mancini è l’emisfero destro a dominare (il lato destro del cervello controlla infatti il lato sinistro del corpo) oppure, più spesso, la dominanza è mista. Così, già nei primi…

Un incidente, un braccio amputato, eppure… è come se l’arto ci fosse ancora, e magari fa anche molto male. È il bizzarro fenomeno dell’arto fantasma: la sensazione di possedere ancora l’arto amputato. A che cosa è dovuto? Secondo il neuroscienziato di origine indiana Vilayanur Ramachandran, alla riorganizzazione del cervello. La zona della corteccia che corrispondeva alla sensibilità del braccio, ormai inutile, cerca di risistemarsi in qualche modo. Può così accadere che venga riutilizzata dalla sua area contigua, dedicata al volto. E l’amputato, quando ride e muove i muscoli del viso, ha la netta sensazione che il suo braccio esista (l’area che corrispondeva al braccio viene infatti stimolata). BASTA UNO SPECCHIO. Ma come curare il fastidio, o il dolore, che proviene da un arto inesistente? Un tempo si interveniva rimuovendo chirurgicamente…