Wired Italia Ottobre 2022

Qualche settimana fa ero a un convegno organizzato da una grande università italiana. Il dibattito era sulle strategie di comunicazione delle imprese dopo la pandemia, in un mondo dove la dimensione digitale dei nostri stili di vita è senza dubbio cresciuta da inizio 2020 in poi. In uno degli interventi, la rappresentante di una multinazionale che opera nel settore dei beni di largo consumo ha detto quello che molti esperti di marketing sostengono, ovvero che «oggi i consumatori chiedono alle aziende di fare le rivoluzioni per conto loro». Il riferimento era a tutte le azioni di sostenibilità ambientale che le imprese compiono per attirare sempre più consumatori a scegliere la loro marca. Azioni di cui poi si parla e discute su spazi che sono apparentemente pubblici, ma che in realtà…

La copertina di questo numero e alcune delle illustrazioni del giornale sono prodotte con Midjourney. Si tratta di un software per la creazione di immagini che utilizza l'intelligenza artificiale. Ci sono due modi per provare gli strumenti: dal server Discord e dalla versione beta sul sito Midjourney.com. Si possono generare immagini a partire da una descrizione testuale (un prompt, in inglese per ora) e trovare una galleria del proprio lavoro e delle creazioni di altri utenti connessi. Tra gli strumenti oggi a disposizione (Dall-E, Stability/Dreamstudio, ecc.) abbiamo preferito Midjourney, proprio per la sua estetica pionieristica e molto riconoscibile. Volevamo che Wired catturasse questa fase unica (e probabilmente breve) in cui un mondo, la creazione di immagini governata quasi completamente dall'uomo, non c’è più, e un altro, governato totalmente dalla macchina…

Viviamo tempi pericolosi. L’imperialismo è ben presente, violento, mortale. Il neoliberismo ha portato a diseguaglianze sociali sempre più profonde. Abbiamo assistito al sorgere di nuove dittature, nuovi nazionalismi e nuovi fascismi. È in atto una competizione globale per l’egemonia economica e politica. Una Terza guerra mondiale è diventata più probabile. E potrebbe benissimo significare la fine del genere umano e della vita sulla Terra. Le crisi profonde hanno dimensioni anche culturali e ideologiche. La comunicazione politica, il dibattito e la diplomazia sono al collasso. Il dibattito pubblico, ovvero lo spazio per il confronto, è frammentato in camere dell’eco, polarizzato dalla post verità e dalle fake news, reso individualistico dal cosiddetto influencer capitalism. La comunicazione in rete e quella sui social media costituiscono l’aspetto più importante sia per la cultura popolare…

Tecnologia e digitale possono dare alle aziende le risposte che cercano, ma per stare al passo con il mondo che cambia l'attenzione deve essere posta sugli aspetti organizzativi e culturali. Serve semplificare la comunicazione nei processi per scambiarsi informazioni velocemente e condividere la conoscenza all'interno del team. "Il cambiamento è un fattore costante. Una normalità che tutte le aziende devono accettare e affrontare, dal come lo fanno dipendono però crescita e sopravvivenza”, dice Cristiano Boscato, fondatore di Interacta vice presidente di Injenia e docente della Bologna Business School. Boscato, è giusto ridurre il cambiamento alla sola evoluzione tecnologica? Oggi il cambiamento è reso più veloce dall'evoluzione tecnologica e le aziende cercano di dare le loro risposte con il digitale. Ma il cambiamento non è solo questo: per affrontarlo non si…

Nei mesi più drammatici della Seconda guerra mondiale, quando su Londra piovevano le bombe lanciate dagli aerei della Wehrmacht e i nazisti sembravano destinati a dominare vaste aree dell’Europa, George Orwell si mise a scrivere su un argomento sorprendente: le virtù del patriottismo. Orwell, come tutti i suoi compatrioti, era consapevole del potenziale distruttivo del nazionalismo. Qualche anno prima, si era unito a un gruppo internazionale di idealisti per difendere la Repubblica spagnola dai suoi nemici fascisti. «L’energia che di fatto modella il mondo», ammoniva Orwell rivolgendosi a chi ancora considerava Adolf Hitler troppo assurdo per rappresentare una minaccia reale, «scaturisce da emozioni - orgoglio razziale, culto del capo, fede religiosa, amore per la guerra - che gli intellettuali liberal cancellano meccanicamente come anacronismi». Ma è proprio perché Orwell conosceva…

Arkady Yurievich Volozh sembrava di buonumore. Era l’11 febbraio, giorno del suo compleanno, e il 58enne miliardario, Ad e cofondatore di Yandex, colosso russo della tecnologia, si trovava in uno stato d’animo aperto e disponibile, che potremmo definire privetliviy, dalla parola russa privet, ciao. Era a Tel Aviv e chiacchieravamo al telefono del mio imminente viaggio nella città israeliana, dove avrei dovuto intervistarlo per l’articolo che vi apprestate a leggere. Da oltre 20 anni, Yandex è conosciuta come il “Google russo”: ha iniziato come motore di ricerca nel 1997 e detiene ancora oggi una quota del 60% del mercato nazionale delle ricerche. Nell’ultimo decennio, però, questa etichetta non basta più a descrivere la presenza diffusa dell’azienda nella vita quotidiana del russi. Yandex Music è il leader del paese nello streaming…